Thursday, May 23, 2013

INTERVISTA

Circa il 1997-1998 un Professore dell'universita' di Bologna era stato in Australia con il Presidente della Regione Emilia-Romagna ed ha intervistato il mio babbo riguardo il suo viaggio in Australia nel 1952 e il tutto era stato registrato. Ecco qui il suo discorso:...... 

 Amedeo, nato a Ronco Freddo in Provincia di Cesena il 22/12/24. 
La famiglia: padre, madre, 6 sorelle e 4 fratelli, 12 in tutto – ora qualcuno di essi ci ha lasciato. 

Prima di partire per l’Australia lavoravo con una quarantina di operai. Facevamo scasso di vigneti e trebbiatura del grano ma il lavoro era poco, bisognava dividere le giornate tra chi aveva la famiglia piu’ bisognosa. Facevamo turni, 4 o 5 giornate, poi ci si poteva fermare anche un mese per aspettare un altro turno. Il caposquadra faceva qualche giornata in piu’ degli altri. 

Avendo la famiglia troppo numerosa, non potevo migliorare la mia posizione rimanendo in Italia. Erano gli anni del primo dopoguerra, le fabbriche distrutte da ricostruire, non c’era lavoro e quel poco che c’era era malpagato. 

Mio padre era mutilato della guerra del 1915, io ero il piu’ grande della famiglia e compresi che non sarei mai riuscito a farmi una vita qui in Italia.

La mattina del 2 Giugno 1952 ho lasciato la mia casa e la mia famiglia e a 29 anni inizio’ il mio viaggio per l’Australia, con in tasca il sogno di farmi una nuova vita. 
Non avevo una minima idea dove si trovava l’Australia e non avrei mai potuto immaginare le condizioni che dovevamo incontrare. 

Sono arrivato a Genova alle ore 21 del giorno stesso. La mattina del giorno 5 sono partito da Genova con la motonave “Napoli”, una nave da carico. Erevamo 300 persone, tutti nella stiva piu in profonda della nave, in un locale senza finestre o luce che conteneva un carico di patate. L’unica luce che si vedeva era quando toglievano il tendone che copriva la stiva. Quei 40 giorni di viaggio li ho vissuti bevendo solo acqua e succo di limone. 

 Il 6 Luglio siamo arrivati nel porto di Melbourne, Australia. Le autorita’ locali ci hanno tenuti un po’ di giorni sulla nave, nella baia, per la disinfezione. Quando siamo arrivati a Melbourne, non ci volevano lasciare sbarcare dalla nave. C’era una grande dimostrazione e i dimostranti urlavano …. “tornate indietro, noi siamo disoccupati da 3-4 mesi e non c’e lavoro”, ….. ma noi siamo sbarcati lo stesso. Sara’ quel che sara’.. 


Le autorita’ locali ci hanno portato al campo di Bonegilla con dei camion. Nel campo di Bonegilla non posso lamentarmi di come siamo stati trattati. Quello che era fastidioso era il cibo, avevano tutte quelle zuppe, quel modo di cucinare all’inglese, che era molto diverso dal nostro. Al campo sono successi molti scontri e incidenti, in una occasione hanno anche ribaltato le caldaie e sprecato il cibo che contenevano. 


 Sono stato 2 mesi e mezzo a Bonegilla e dopo circa un mese che ero li, nel mese di agosto del 1952, successe una mezza rivoluzione. Nel periodo in cui sono arrivato io eravamo circa 9000 persone. Siamo passati dal blocco 7 al blocco 9 a causa di quei tafferugli: e’ stata una cosa seria con mitragliatrici e soldati, fortunatamente non ci sono stati morti. Molti non erano abituati a questo tipo di vita e speravano di trovare subito un lavoro, purtroppo per la disperazione alcuni si sono tolti la vita.

In Australia siamo venuti con l’assistenza dell’ICLE, ma per venire abbiamo dovuto pagare una quota per il viaggio. Qui eravamo tutti disoccupati. La banca mi ha concesso un prestito e il funzionario mi disse di non preoccuparmi, avrei potuto rimborsare il prestito quando avrei ottenuto il lavoro. 


 L’assistenza della immigrazione che abbiamo avuto era condizionata ad un accordo che avevamo con l’autorita’: avevamo l’ordine di non uscire dal campo pena la perdita dell’assistenza. 


Alcuni arrivati insieme a noi erano fuggiti dal campo. Un giorno hanno chiamato due persone per andare a lavorare al taglio della canna da zucchero nel Queensland. Io e il mio amico Berzanti sapevamo che le due persone che cercavano erano fuggite, allora ci siamo presentati e abbiamo chiesto se potevamo sostituire gli altri due. Mi hanno risposto che io ero registrato come agricoltore e che avrei dovuto aspettare finche c’era un lavoro di questo tipo in qualche fattoria. Io gli ho fatto capire che non volevo piu aspettare e che volevo andare a lavorare al taglio della canna da zucchero. Dissero che se potevo pagare per il viaggio avrei potuto andare.
I soldi li presto’ il Consolato Italiano di Melbourne. 

Sono stato a Bundaberg nella Queensland a tagliare la canna da zucchero per 6 mesi e con i guadagni sono riuscito a sdebitarmi e rimborsare il Consolato. A questo punto andai all’ufficio di collocamento, spiegai che dovevo pagare debiti in Italia e aiutare i genitori e volevo sapere se potevo fare venire qui mia moglie. Fu una cosa un po’ complicata. Mi dissero che mi conveniva di rimanere disoccupato fino al prossimo taglio della canna, contando sulle 3 sterline che davano come sussidio per la disoccupazione e l'abitazione gratuita. Io capii che non potevo rimanere ad aspettare, quindi ritornai a Melbourne e andai a raccogliere la frutta con un agricoltore a Murchison e finito il raccolto della frutta sono andato a lavorare in un canale d’irrigazione, costruito tutto in muro a secco, qui ho lavorato fino al successivo raccolto della canna, per il quale lavoro sono tornato su nel Queensland. 

Dopo questa nuova stagione sono venuto a Sydney e ho chiesto nuovamente lavoro all’ufficio di collocamento. Mi hanno risposto che avrei potuto lavorare in una fattoria a guidare un trattore ma avrei preso la paga solo quando lavoravo. Conoscendo purtroppo la mia situazione, dissi che non potevo accettare. Mi alloggiarono in un motel, (che ho dovuto pagare di tasca mia), per una settimana in attesa di un lavoro. Mi chiamarono dicendo che, se volevo andare, c’era lavoro alle acciaierie di Port Kembla dove si lavorava su tre turni. Io non avevo idea di che lavoro fosse ma accettai perche’ mi assicuravano che era un lavoro sicuro e continuo. 

Lavorai li a pulire il forno: si scendeva con pala e secchio e dopo poco si doveva scappare perche prendeva fuoco anche il manico della pala, era un lavoro un po….. 

Vivevo all’Ostello di Unanderra ma era un po difficile riuscire a dormire di giorno perche c’era un chiasso enorme e poi quando era sera e tornava la calma, mi veniva sonno quando dovevo iniziare a lavorare. Ho perso diversi turni di lavoro perche di notte non riuscivo ad alzarmi. Sono rimasto li circa un anno a fare sacrifici. 

In seguito, io e il mio amico, siamo andati ad abitare con una famiglia di nome Raffaelli a Wollongong. Eravamo 6-7 giovani senza donne ad arrangiarsi a cucinare e a fare i lavori di casa come potevamo. 

Dopo circa 3-4 mesi siamo andati ad abitare a First Ave a Warrawong presso la famiglia Arcioni. Sono rimasto sistemato li ad attendere che arrivasse mia moglie. Mia moglie l’ho conosciuta mentre ero prigioniero durante la guerra del 45. Eugenia allora era ancora una ragazzina. Abbiamo iniziato a scriverci le prime lettere circa un anno prima che arrivasse in Australia. 

Giusto prima che arrivasse mia moglie, nel 1956, avevo preso in affitto un’abitazione presso la famiglia Spada a Cringila, ma io stavo gia costruendo la mia casa in un pezzo di terra che avevo acquistato a Cringila. La casa ce l’hanno consegnata il Natale del stesso anno in cui mia moglie e’ arrivata. 

Negli anni successivi ho continuato a lavorare nella acciaieria mentre mia moglie faceva la casalinga. Nel 1957 e’ nata nostra figlia, Lorenza e nel 1962 è nato nostro figlio, Antonio.

Avevo promesso ai miei genitori di ritornare in Italia dopo 3 anni, ma per le traversìe che ho passato, ci sono andato nel 64, quando erano ormai passati 12 anni. Purtroppo, con grande dispiacere mio padre non sono riuscito piu a vederlo, e’ morto poco prima che io tornassi in Italia. 

Il viaggio in Italia per 4 persone era costoso, (avevo i due bambini, il maschietto Antonio aveva 2 anni e Lorenza aveva 7 anni), ma con l’aiuto di alcuni amici che ci hanno prestato un po di soldi abbiamo fatto il viaggio con la nave Galileo. Temevo che il viaggio fosse come quello che mi ha portato in Australia, ma invece e’ stato molto diverso e bello. 

Quando siamo tornati dall’Italia anche mia moglia ha iniziato a lavorare nella stessa acciaieria dove lavoravo io. Ha lavorato li una trentina di anni. Nel  1987 siamo andati in pensione insieme. Lavorando entrambi siamo riusciti a pagare i debiti, poi in seguito abbiamo pensato di vendere la prima casa perche era troppo vicino alla fabbrica, piena di fumo e inquinamento e almeno ai figli questo lo volevamo risparmiare. Abbiamo comperato una casa a Dapto e siamo stati ad abitare li per 10 anni. In seguito abbiamo venduto anche questa di Dapto, abbiamo comperato la casa dove abitiamo tuttora da 20 anni felici e contenti di questa sistemazione. 

Ci sono voluti diversi anni prima di potersi abbituare a questa vita in Australia, ma col passare degli anni tutto e venuto a nostro favore. 

La maggior parte del mio tempo libero lo passo nel giardino e nell’orto dove coltivo fiori e piante per passione. Spesso andiamo a fare gite e feste con le tante associazioni italiane che ci sono qui. E’ sempre bello la compagnia di amici e connazionali, ed è sempre bello parlare con altri connazionali la lingua della nostra patria. 

 In Italia ci siamo tornati 4 volte in tutto, una volta con i figli nel 1964. Per noi tornare in Italia era come un rito, lo consideravamo il viaggio di nozze che non abbiamo mai potuto fare. Inoltre volevo far conoscere ai nostri figli da dove venivamo e com’era l’Italia. E’ stata una spesa enorme per noi, un vero sacrificio economico, ma i miei cari sono stati contenti tutti quanti. 

Nel nostro futuro non c’e intenzione di ritornare ad abitare in Italia. Abbiamo trascorso una vita qui in Australia, i figli sono nati qui e qui si sono gia sistemati e fatti una famiglia, qui abbiamo la nostra casa. Anche se abbiamo ancora e sempre l’Italia nel cuore, ora è questo il nostro paese e..…il tempo che ci rimane da vivere…..lo vivremo qui………






Amedeo Davide Dall'Ara 22/12/1924 - 22/1/2001


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